L'orso e l'usignolo by Katherine Arden

autore:Katherine Arden [Arden, Katherine]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantasy, marzo, retail
ISBN: 9788834737453
editore: Fanucci
pubblicato: 2019-03-03T23:00:00+00:00

17

Un cavallo chiamato fuoco

La cosa che Kirill Artamonovič amava più di ogni altra era cacciare i cinghiali del Nord, con lunghe zanne e più veloci dei cavalli. Il giorno prima del suo matrimonio, organizzò una battuta di caccia. «Così il tempo passerà più velocemente» disse a Pëtr, facendo l’occhiolino a Vasja, che invece rimase in silenzio. Pëtr non obiettò. Kirill Artamonovič era un noto cacciatore, e la carne di maiale, resa più saporita in autunno da un’alimentazione a base di castagne, era un toccasana. Una deliziosa coscia avrebbe arricchito il banchetto nuziale e riempito il pallido viso della figlia.

L’intera casa si alzò all’alba. Le lance luccicanti erano già ammucchiate. I cani avevano udito il suono familiare delle lame che venivano affilate e avevano ululato per tutta la notte.

Vasja si svegliò prima di tutti. Non mangiò, e si recò alla stalla, dove i cavalli scalpitavano ansiosamente a causa del frastuono provocato dai cani all’esterno. Il giovane stallone roano di Kirill sussultava a ogni rumore improvviso. Vasja andò da lui e trovò il Vazila appollaiato sul suo dorso. La ragazza gli sorrise. Lo stallone sbuffò e rizzò le orecchie.

«Hai delle brutte maniere» gli disse Vasja. «Ma immagino che Kirill Artamonovič ti porti in giro per il muso.»

Il puledro puntò le orecchie in avanti. Non sembri un cavallo.

Vasja sorrise. «Grazie a Dio. Non desideri andare a caccia?»

Il cavallo ci pensò su. A me piace correre. Per di più quel maiale ha un odore disgustoso, e il mio padrone mi percuoterà se gli mostro che ho paura. Preferirei pascolare in un prato. Vasja gli accarezzò il collo. Kirill avrebbe rovinato quel magnifico animale, poco più che puledro, se avesse continuato a comportarsi così. Il cavallo le toccò il petto con il naso. Saliva e una melma verdastra le colarono sul vestito.

«Adesso sembro uno spaventapasseri più del solito» commentò Vasja. «Anna Ivanovna ne sarà contenta.»

«Se sarai veloce, il cinghiale non ti farà del male» disse a Ogon. «Sei tu il più veloce al mondo, mia meraviglia. Non devi temere.»

Il puledro restò in silenzio, ma adagiò la testa nelle mani della ragazza. Vasja gli accarezzò le orecchie vellutate e sospirò. Non avrebbe desiderato nient’altro che una cavalcata selvaggia attraverso la foresta autunnale, preferibilmente sulle lunghe zampe di Ogon, che sembrava potesse superare in velocità perfino una lepre in campo aperto. Invece, doveva tornare in cucina, impastare il pane, e ascoltare i pettegolezzi dei suoi ospiti. Irina avrebbe mostrato a tutti le sue tante virtù e lei avrebbe dovuto stare attenta a non bruciare nulla.

«Generalmente, imprecherei contro una donna che si avvicina così al mio cavallo» disse una voce alle sue spalle. Ogon raddrizzò la testa, sbattendo quasi contro il naso di Vasja. «Ma tu sembri essere brava con le bestie, Vasilisa Petrovna.» Kirill Artamonovič le si avvicinò sorridendo. Afferrò il puledro per le briglie.

«Sssh! Pazzerello» disse. Il cavallo alzò gli occhi ma restò fermo, tremante.

«Siete già sveglio, mio signore» osservò Vasja, riprendendosi.

«Come voi, Vasilisa Petrovna.» I loro respiri si trasformavano in vapore, la stalla era molto fredda.

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